Pagina:Vita di Dante.djvu/97

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principale fra queste, o perché dalla rivoluzione del 1266 ella rimase più delle altre costante, ed anzi non mutò più mai la sua parte guelfa. E se avremo a vedere, nel corso delle nostre narrazioni, e dividersi la parte guelfa, e sorgerne nuove parti, e poco mancare che ella non vi perdesse e la sorgente civiltà e l’uomo che doveva avanzarla più; volle pure la fortuna di Firenze, che quest’ uomo si fosse già educato ed innalzato tanto durante la sua pacifica e lieta gioventù, da non poter più indietreggiare dagli studi, dalle opere incominciate; e che, quasi invito, servisse più di niun altro all’avanzamento ulteriore della patria sua. Del resto, se Dante fosse slato solo frutto di quella felice condizione di Firenze, potrebbe! dir caso, e non effetto necessario. Ma non solo, anzi nemmi’n primo in tempo, ei fu solamente sommo fra molti; e multi non sorgono a caso mai.
A ciò dimostrare basterebbe la quantità dei nomi di poeti toscani che furono di poco predecessori o contemporanei di Dante: Guittone d'Arezzo, Guido Orlandi, Chiaro Davanzati, Salvino Doni, Mico o Mimo Mocato da Siena,