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d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando, disse queste parole: «Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi». In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse1 queste parole: «Apparuit iam beatitudo vestra». In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora


del Cavalca, citato dal Vocabolario (Espos. Simb. 2. 202): a te sarà chiamato nome nuovo, quale ha nominato la bocca del Signore. - Accettabile è anche la lezione proposta dagli Edd. Mil., che sì chiamare, perchè non si scosta punto dalla tradizione diplomatica e dà pur buon senso: molti, vedendo la beatitudine che largiva l’aspetto di quella donna, la chiamavano Beatrice, e non sapevano che sì chiamare, cioè non sapevano indursi a chiamarla con altro nome, tanto le era appropriato quello di Beatrice! Cfr. Bull. d. Soc. dantesca, N.S., XII 111-113.

1. d’un grado. La lezione l’una del grado, che il Biscioni introdusse nelle stampe, riproducendola dal suo Ms., e nella quale il Todeschini scorgeva ‘maggior purezza’, non risale neppure al capostipite del gruppo b, e non si riscontra negli altri gruppi.

6. de lo cuore. Le edizioni derivate da K (Casini, Beck, Pass.2, Melod.) hanno del mi’ cuore; ma la lezione di b e della famiglia β è senza il mi’ (W: del chor mio; C però: del chuore). Ed è la lezione vera, perchè ciò che qui si dice vale per il cuore degli uomini in genere, e non per quello del solo Dante: cfr. le espressioni consimili qui appresso, II 5 lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale ecc.; II 6 lo spirito animale, lo qual dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro.

12. a li spiriti del viso. La lezione data in questo luogo dal Torri e dal Fratic. a lo spirito del viso non si trova nei Mss., ed è mostrata falsa (come nota il Tod.) dal vestra che segue. Anche altrove: li deboletti spiriti del viso (XI 2); non ne rimasero in vita più che li spiriti del viso (XIV 5).

14. nostra. Nostra invece di vestra è lezione soltanto di b. Cfr. XI 2: andate a onorare la donna vostra.

  1. b β: uiso disse.