Pagina:Vitrioli - Epigrammi latini, G. Nobile, 1871.djvu/108

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una cosa, che forse non avran sinora detto tanti dotti vostri encomiatori ed ammiratori, e non se ne offenda la vostra rara modestia. Voi, voi, e non già Leopardi, come volea Pietro Giordani, siete il perfetto scrittore italiano, che questi aveva in mente; chè oltre alle perfezioni da esso indicate, le quali tutte in voi si trovano, la religione (che certo mancava nel divino, infelicissimo Leopardi) è in cima d’ogni vostro pensiero. Sì, inveni hominem; appena lo credo a me proprio; ma è vero.

Rotonda.                                                                      Giulio Forte.


TESTO LATINO


     Grazie, mio caro sig. Diego, e della memoria che serbate di me ultimo de’ cultori delle lettere, e del prezioso dono, che mi avete fatto delle vostre latinissime opere, che io stimo non meno di quelle del Fracastoro e del Sanazzaro. Voi non scrivete cosa che non sia perfetta, anzi scrivete miracoli. La prima volta, che mi favoriste un esemplare dello Xifia, io l’ebbi per cosa così compita, che meglio uom non potesse fare. Or ecco voi mi obbligate a ritirare il mio giudizio, perchè nella seconda edizione voi avete fatto di tali cangiamenti, che mi obbligate a meravigliare. Ritocchi magistrali, più magistrali aggiunte, quali non avrebbe potuto far meglio Virgilio stesso. Siate benedetto. Dirò quel che diceva Vincenzo Gravina della Siffilide: se mancasse la Georgica di Virgilio, in luogo suo leggeremmo la Siffilide; ed io dico: se mancassero esempî dello stile di Virgilio, noi leggeremmo le Poesie latine del Vitrioli, che ha l’anima di Virgilio medesimo. Io serberò sino alla morte il prezioso vostro dono, che ho per la più cara consolazione della mia vita, e Iddio vi rimeriti di tanto conforto, che mi porgete a ristoro della nojosa ed inferma vecchiezza mia. Ho amato per tutta la vita le lettere latine, le ho vedute in fiore, poi quasi appassire e languire, sì che ho temuto che perissero, Oggi Voi mi rassicurate, che non periranno, ma vigoreggeranno qual prima. Caro sig. Diego, quanto vi debbo io, anzi le lettere nostrali, che avete salvato da morte.... A voi grande amante