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di lui, fu talmente commosso da cotanto patriottismo ed intrepidezza, ch’ebbe a dire, che se gli fosse stato possibile, avrebbe voluto ad ogni costo salvare la vita di quel magnanimo. Mentre veniva tradotto al luogo della esecuzione, al Giuseppe Manzoni che doveva subir l’egual pena e che si lamentava di dover per quel modo morire, così francamente parlava il Brenta: «Taci e tienti contento, che anche tu hai fatta la tua parte!».


Un altro racconto che sembra veritiero è contenuto nella seguente lettera:


Como il 1° luglio 1849     

Caro G.

Onorato dell’incarico d’assumere alla sorgente i particolari del martirio dello sventurato patriotta Brenta, eccomi a dartene veridica informazione, della quale mi offro a sostenerne a spada tratta l’autenticità in luogo di colui che fu parte integrante alla scena, il quale vuole per certe sue ragioni godere riservatezza del nome.

Io considererò il povero Brenta sotto il triplice aspetto di padre, di cristiano e di eroe. Padre, fu incessantemente occupato dal pensiero de’ suoi figli; esso dispose con caratteri propri dello scarso peculio sfuggito a caso dalla vendetta e dalla rabbia de’ suoi nemici; cristiano depose con umile rassegnazione al ministro di Dio le sue colpe, e ne sentì religioso dolore; eroe sfidò collo sguardo i suoi carnefici, senza neppur degnarli di una parola. Nessuna specie d’insulto gli fu risparmiato chiamandolo con derisione: generale capobrigata ecc. non disgiunto dagli addiettivi: assassino, ladro, ecc.

Non mai rispose alle lusinghevoli parole colle quali tentavasi di strapparli il nome di qualche complice. Lettagli la sentenza che ascoltò con magnanima fermezza, quasi l’interruppe sulle ultime parole esclamando: «Ed i miei nove figli?» e spassò in giro lo sguardo sugli astanti; non parlando il comandante, nessuno parlò. Ripetè più fieramente, rompendo quel crudele silenzio, anco una volta quelle magiche parole, senz’altro effetto fuor quello di farsi accostare il confessore, che con blande parole e colle lagrime agli occhi gli moderò quella modesta sollecitudine...

Fu condotto al luogo del martirio taciturno e franco.... ginocchioni recitò l’ultima prece... (oh! salga al cielo); col prete cambiò poche parole degl’interessi di sua famiglia... ebbe bendati gli occhi... già s’allontanavano tutti per lasciar luogo all’esecuzione, quando ancora la sua voce parve chiamare il sacerdote: questi s’accosta, ed anche il comandante, il Brenta; l’apostolo, l’angelo.... disponeva degli abiti che indossava. Una tale particolarità mostra a qual punto giungesse la presenza del suo spirito. Non posso più dirti, mi si spezza il cuore.

A chi volle fare dell’infelice un triste ritratto, colga la maledizione; essi, inscienti della condotta estrema di quell’infelice, dipingendola a