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appendice 389


IL LARIO

Traduzione di Vincenzo Becci, Senese.


Così ha cantato Fiume Latte il poeta Bellanese Boldoni:

Odono a destra il suon, vedon le spume
Del fiume che dal Latte il nome prende.
Che quando dei Rifei l’orrida bruma
Col pruinoso crin gelata scende,
Fugge nell’alto speco, u’ non alluma
Nè mai dall’altra solia egli discende
Nè la canuta testa osa scoprire,
Sì teme egli del verno i colpi e l’ire.
Ma quando poi ride vezzoso il cielo
E coi zeffiri scherza il lito e l’onda,
E fugge in stille liquefatto il gelo
Mov’ei dalla caverna alta e profonda,
E mugge orrendo, e fa da bianco velo
Spumosi i sassi, e l’erto colle inonda,
E di gelato umore al monte aprico
Sparge gli omeri eccelsi e ’l mento antico1.
..............................


In lode di Fiume Latte abbiamo un sonetto di Alessandro Giovio:

«Corre entro il Lario alla sinistra riva,
Ove in due corna si diparte, un fiume
D’acqua sì freddo, e di sì bianche spume,
Che ’l nome suo dal latte si deriva,
Di tal virtù che I pesci morti avviva
E i vivi priva poi del vital lume,
Di meraviglia tal, che per costume,
S’asconde il verno, e appar nell’ora estiva.
Quivi col marin gregge a Proteo piacque
Con la sirena sua nel grembo assiso
Pascer fra l’ombre al mormorar dell’acque;
Perchè gridò Nettuno, aimè diviso
D’Ischia ten stai? Ne’ Pansilippo tacque,
Miseno, Amalfi, a noi torna il bel viso.
                                                Alessandro Giovio2.

  1. Boldoni. La caduta dei Longobardi. Canto IV.
  2. Alessandro Giovio Abate, commendatario di S. Giuliano figlio del celebre Benedetto e padre del dotto Vescovo Paolo il giovane.