Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/138

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126 annie vivanti


XVII.

Oh bocca chiusa, oh fonte di mistero,
Schiudi le ignote tue delizie a me...

Alle rosse labbra arcuate di Aldo l’impellente passione di Nancy chiedeva non baci soltanto, ma parole.

— Parla, parla, — diceva lei, fissando coi chiari occhi urgenti quella giovine bocca vivida, dolce e silenziosa.

Durante le lunghe ore che passavano insieme, ella chiedeva, ed egli doveva rispondere. I suoi splendidi occhi profondi la incitavano a rapide domande, e i baci che egli le dava non spegnevano la sete della sua anima per l’anima di lui. Poco a poco, timidamente, ella scostava i cancelli del giardino chiuso; giorno per giorno arrischiava, trepida, un passo più in là nei misteriosi sentieri. Dove erano le non vedute rose? dove le fontane di luce e i laghi di mistero? Trepida, in punta dei piedi, ella s’avventurava per gli angusti sentieri dove prima di lei Clarissa e tante altre erano passate. Quando l’ebbe girato tutto, ella si disse:

— Io certo ho sbagliato. Non sono ancora entrata nel giardino...

Il matrimonio doveva aver luogo quasi subito. Aldo era impaziente, e Nancy innamorata. E il Libro aspettava. Quindi Valeria partì per Milano a preparare il corredo, e Nancy doveva seguirla una settimana dopo.

L’ultima sera nella villa Solitudine, Clarissa salì da Nancy per darle la buona notte in camera — nella grande camera vuota in cui il capolavoro non era stato scritto. I bauli di Nancy erano fatti, la penna d’avorio e il Libro