Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/222

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210 annie vivanti

della signora Van Osten, che lo spingeva giù a sedere. Egli obbedì istintivamente. La giovine signora sedette lesta vicinissima a lui, e, china in avanti appoggiando il mento sulla piccola mano, gli sorrise.

— ... Sono convinta che ella è anche musicista, — disse, sorridendogli negli occhi mentre la porta si apriva davanti al signor Van Osten.

Egli entrò, alto, sbarbato e arrogante, e bello di una calma bellezza maschia.

— Come va? — disse a sua moglie. — Salute, mamma, — disse a sua suocera.

Poi guardò Aldo. Questi si alzò, lentamente, molto impacciato, non sapendo cosa fare.

— Bertie, — disse sua moglie alzando gli occhi sul viso di suo marito (e il suo sguardo era in pari tempo lo sguardo di un sorcio e quello di un gatto), — questo è il conte Della Rocca di cui ti ho parlato.

Van Osten gli tese la mano poderosa.

— Tanto piacere, — disse.

Subito Mrs Doyle gli si mise accanto e gli parlò.

Allora la signora Van Osten tornò a chinarsi verso Aldo.

— Dunque, ella fa della musica? Non lo neghi. Io lo so, lo sento nel cuore!

E alzando il piccolo mento fece scintillare sotto le bionde ciglia gli occhi lunghi e penetranti, come due lame di luce.

A Aldo venne in mente una frase del dottor Fioretti, un amico di Nino. Gli pareva di udirne la voce incalzante — Fioretti parlava sempre come se ogni parola fosse tre volte sottolineata —: «La donna americana, amico mio, credi a me, è isterica a freddo, è pazza per partito preso.