Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/242

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230 annie vivanti


Poi volle spiegare del sacchetto viola e dei denari. Ma le parole che urlò erano:

— Nancy! Nancy!

Allora il chirurgo si volse iroso a quello che teneva la maschera, e gli parlò con voce concitata.

Ma la suora si chinò su Valeria e fece sopra di lei il segno della Croce.

— Giù, giù! cara! Si metta giù! La Madonna aiuta! Vedrà! vedrà!

E Valeria si mise giù.

L’impazzato tamburo del suo cuore rullava.

— Adesso, ferma! — disse il chirurgo. — Non si muova. Conti!... conti fino a venti.

Valeria si dibattè — voleva alzarsi — la maschera nera le era sopra il viso.

— Brava, cara; brava! — diceva la voce della suora. — Conti, come me: uno.... due.... tre....

— Respiri profondamente, — disse qualcuno.

E Valeria obbedì.

....Poi si ricordò che le avevano detto di contare. Ma si era perduto tempo..... dunque non si poteva più cominciare dall’«uno».... bisognava cominciare più in là....

— .... Nove, — disse Valeria, respirando profondamente, — dieci....

Essa era su un’immensa altalena — un’altalena favolosa, appesa nel vuoto — che la lanciava traverso lo spazio, avanti e indietro, nella vastità bianca dell’aria.

— Undici.... — disse Valeria. — Dodici.... — E pensò: — Adesso.... devo dire in fretta il tredici.... perchè... numero sfortunato!... Tredici........ quattordici....

L’altalena aerea la lanciava a volo libero, al di là di tutti i monti. Le persone intorno a lei le parevano giù, giù, lontano, nella piccola stanza bianca.... Come la udrebbero? Come la udrebbero, lei già così distante?