Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/258

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246 annie vivanti


— Onesto, — disse Nancy.

E dopo una lunga spiegazione su ciò che è e ciò che non è onesto, Nancy la baciò e le diede la buona notte.

— Buona notte, — disse Anne-Marie. — E farai meglio di chiudere la porta. Perchè non si può essere onesti, quando si può non esserlo.

E la porta fu chiusa.

L’indomani mattina Anne-Marie domandò subito degli schiarimenti riguardo alla mortalità dei poeti.

— Ecco... — disse Nancy, presa alla sprovvista, avendo dimenticato quell’episodio, — ecco, è così: — e con gli occhi scrutatori di sua figlia fissi su lei, Nancy dovette inventare la sua storia mentre la raccontava, cercando di mettere una nuova immagine nel piccolo libro della mente di Anne-Marie. — Vedi: una volta, il mondo era pieno di rose; ma tutto pieno! I monti ne erano coperti. E allora i poeti vivevano eternamente.

— Sì, — disse Anne-Marie.

— Ma poi, un giorno, certa gente disse al buon Dio: Perchè, buon Dio, avete messo tante cose inutili nel mondo? Le rose, per esempio. A cosa servono? Potremmo benissimo farne a meno, e avere invece più legumi: cavoli, carote....

— Spinacci, — disse Anne-Marie, arricciando il naso.

— Già, spinacci, — disse Nancy.

Vi fu una pausa.

— E allora? — disse Anne-Marie.

— Allora, il buon Dio portò via le rose. Tutte le rose del mondo!... E tutti i poeti morirono.

— Di cosa? — disse Anne-Marie.

— Di silenzio, — disse Nancy.

Vi fu un’altra lunga pausa.

— Sono morti — spiegò Nancy — perchè non avevano più niente da dire.