Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/354

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342 annie vivanti


Il Professore la guardò a lungo. Poi disse:

— Guarda di mettere dei guanti caldi per uscire; nevica.

Poi si volse rapidamente e lasciò la stanza.

Nancy mise le braccia intorno alla sua bambina.

— Ma, amor mio! Hai dimenticato di ringraziarlo!

Anne-Marie tenendo stretto nelle due braccia la cassetta, levò verso sua madre gli occhi innocenti:

— Come si può ringraziarlo? A che cosa serve ringraziarlo? — disse.

E Nancy sentì che aveva ragione.

— Dove sono i miei guanti? Lui mi ha detto di metterli, — disse Anne-Marie, guardandosi intorno. — E dov’è Fräulein?

Fräulein non c’era. Fräulein aveva il cuore debole. Le era venuto male dopo il secondo pezzo, e si era dovuto mandarla a casa in carrozza.

— E Bemolle?

Bemolle — che aveva ascoltato i pezzi stringendosi convulsamente la fronte tra le mani, e che, per reazione, aveva pianto copiosamente ad ogni intervallo — si avvicinò col naso gonfio e i baffi spioventi; portava in mano l’altra cassetta col violino di Anne-Marie.

— Perchè fate così? — disse Anne-Marie, guardandolo con leggiero disprezzo. — Perchè fate quelle faccie?

Bemolle non potè risponderle.

Ecco, erano pronte. Nancy voleva dare la mano ad Anne-Marie, ma la piccina portava il Guarnerius e i fiori, e non potè. Gli inservienti in uniforme salutarono, e spalancarono le porte.

Anne-Marie che aveva già fatto un passo innanzi, si fermò di botto. Davanti a lei il vasto corridoio era stipato, gremito d’una folla immensa e silenziosa, divisa in due lunghe file accalcate, che lasciavano appena uno