Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/55

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i divoratori 43


porte e finestre, perchè nessuno venisse a disturbare la piccola poetessa, o a far prendere il volo a una sola farfalla della sua fantasia. Valeria in estatica ammirazione si aggirava pianamente all’intorno, per lo più seguita da Nino. E Fräulein Müller, seduta in biblioteca, leggeva ad alta voce dei lunghi brani di Dante allo zio Giacomo, non curandosi che egli dormisse o no; lo faceva, come essa stessa scriveva nel suo giornale «a) per esercitarmi nell’italiano — b) perchè aleggi sempre in casa lo Spirito della Poesia.»

Soltanto il nonno che non capiva perchè ci fosse tanto silenzio e tanta irregolarità nei pasti, vagava lugubremente per la casa, e si era messo in mente che qualcuno era morto. Lo si vedeva girare nei corridoi, aprire le porte e guardare nelle stanze per vedere chi fosse. E faceva venire i brividi freddi alla signora Avory, domandandole ogni tanto all’improvviso:

— Chi c’è di morto in questa casa?

VII.

Frattanto, a Milano, Nunziata Villari si preparava a partire per Londra e faceva perder la testa a Marietta colla premura e la confusione che portava attorno ai bagagli. Pensando al suo amico Antonio ella — per citare un suo breve monologo — bolliva.

— «Bollo!» — diceva lei.

Infatti Nino, che le aveva scritto due volte al giorno durante la prima settimana di assenza, le aveva poi scritto ogni due giorni durante la seconda settimana; una sola volta nella terza settimana; e nella quarta, e nella quinta — che era questa — non aveva scritto affatto.