Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/126

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114 annie vivanti

risi di giubilo. Ah, che meritata lezione! Ma come?! Questa insignificante Clara Davidson (Davidson padre aveva qualche oscuro impiego nella city) si era data tante arie con quella sua contessa! Ed ecco che doveva confessare d’aver ospitata una canzonettista austriaca!

«Mia povera cara amica!» esclamò Lady Mulholland. «Come avete fatto a liberarvene?»

«Ma...» balbettò la infelice signora Davidson arrossendo, «venne un uomo — un brutto tipo — a cercare di lei tardi l’altra sera, e fecero molto chiasso in anticamera. Non so se litigavano o altro...»

«Poi sono andati disopra tutt’e due,» aggiunse la loquace Dolly Davidson. «La mamma ha mandato su Reggy a chiamarli.» Reggy, un torpido adolescente che in quel momento aveva la bocca piena di torta, arrossì — «per dire che dovevano scendere e andar via subito. Ma Reggy rimase su, e quando sono salita io a cercarlo l’ho trovato che guardava dal buco della chiave.»

«Non è vero,» borbottò Reggy.

«Basta; abbiamo dovuto chiamare un policeman,» concluse rapida la signora Davidson. «E’ stata una cosa veramente spiacevole.»

Il penoso silenzio che seguì fu rotto da Lady Mulholland.