Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/128

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116 annie vivanti

conoscenza del mondo intero non avrebbe mai ripagato il debito che la civiltà aveva contratto verso di loro.

Non c’era quindi da stupirsi se questi profughi — come molti altri — accettavano come di diritto e colla massima naturalezza tutto ciò che veniva loro offerto.

Mangiavano tutto il giorno — e nella notte tenevano accanto al letto dei biscotti che all’indomani buttavano via. Esigevano burro e marmellata a tutti i pasti; mettevano zucchero nel vino e acqua di fior d’arancio nel latte; si lagnavano assai che il caffè non era buono.

Se faceva freddo si mettevano sulle spalle il mantello di lontra di Lady Mulholland e le sciarpe di seta di Kitty. Parlavano poco, e sempre a bassa voce tra di loro.

Passavano gran parte della giornata nel salotto, sdraiati in poltrona a sfogliare le riviste illustrate. Scrivevano molte lettere e prendevano i francobolli dal cassetto della scrivania di Lady Mulholland.

Non ringraziavano mai di nulla.

Perchè avrebbero dovuto ringraziare?

Non avevano forse salvato l’Europa? Se non erano loro, dove sarebbe a quest’ora il mantello di lontra di Lady Mulholland? Se non era il