Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/93

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e allungò la mano per accarezzarlo, ma Amour ringhiò mostrando i denti e l’ufficiale ritrasse in fretta la mano.

Luisa riapparve portando delle scatole di sigari e sigarette, e le depose sulla tavola. Mirella che la seguiva scorse Amour tra le braccia di Chérie è ne udì il minaccioso brontolìo. Al suo accorrere la bestiola riprese il suo fioco lamento.

Mirella lo guardò, gli toccò la zampa, poi volse due occhi saettanti sull’ufficiale: «Cosa gli avete fatto?» gridò, alzando in gesto quasi di minaccia la piccola mano.

L’ufficiale diede in una risata. «Toh, toh! che piccola Furia! che viperetta!» esclamò. «Del resto puoi portartelo pur via quel cagnaccio! A me le bestie non piacciono.»

A queste parole Chérie subito si mosse verso la scala portando seco Amour, ma l’ufficiale la trattenne.

«No, no, no, cara! Dà il cane alla piccola Furia. — Tu resti qui con me!»

Chérie, mordendosi le labbra per non piangere obbedì; indi si rifugiò accanto a Luisa, mentre Mirella correva di sopra con Amour tra le braccia. Essa lo portò nella camera di Chérie, gli baciò la ruvida testa nera, gli acca-