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nel bosco di Dafne, infilò una qualunque delle vie che gli si aprivano dinanzi e penetrò nel giardino. Una statua, innalzata sopra un magnifico piedestallo attrasse per primo i suoi sguardi. — Raffigurava un centauro e un’iscrizione spiegava ai visitatori meno eruditi che quello era Chirone, amato da Apollo e Diana, da loro iniziato ai misteri della caccia, della medicina, della musica e della profezia. Nelle mani teneva un rotolo sul quale erano incisi in caratteri greci alcuni paragrafi di un avviso:

— «Viaggiatore!

Sei tu straniero?» —


I. Ascolta il mormorio dei ruscelli e non temere la pioggia delle fontane. Così le naiadi impareranno ad amarti.

II. Zeffiro ed Austro sono le brezze amiche di Dafne; gentili riformatrici della vita esse ti preparano infinite dolcezze. Quand’Euro soffia. Diana è a caccia; se Borea sibila, nasconditi, perchè Apollo e corrucciato.

III. Le ombre del Bosco sono tue di giorno: di notte appartengono a Pane ed alle sue Driadi. Non turbarle.

IV. Cibati parcamente del loto lungo le sponde dei rivi, se non vuoi perdere la memoria, il che equivale a diventare figlio di Dafne.

V. Non toccare il ragno che tesse. E’ Aracne che lavora per Minerva.

VI. Vuoi tu contemplare le lacrime di Dafne? Strappa un germoglio da un ramoscello di lauro, e morrai.

«Sta in guardia!

Fermati e sii felice.»


Ben Hur lasciò la cura d’interpretare il mistico avviso ad altri che facevano ressa intorno a lui, e si ritrasse nell’istante stesso in cui si avvicinava il toro bianco.

Il fanciullo sedeva sulla cesta seguito da una processione; dietro a questa veniva la donna colle capre e dietro a lei i suonatori di flauto e tamburelli, con un’altra processione di apportatori d’offerte.

— «Ove vanno costoro?» — chiese un astante. Un altro rispose:

— «Il toro al padre Giove; le capre...»

— «Non custodiva una volta Apollo il gregge di Admeto?» —

— «Appunto, le capre sono per Apollo.» —