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Pagina:Wallace - Ben Hur, 1900.djvu/297

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Romano! Di notte pregherei gli Dei, i buoni e i cattivi egualmente, che mi prestassero i loro terrori, le loro tempeste, le carestie, il freddo, il caldo, e tutti gli innominabili veleni che essi lasciano liberi nell’aria, e tutto, tutto scaraventerei sul capo ai Romani. Oh, io non potrei dormire! Io, io....» —

Lo sceicco si fermò per mancanza di respiro, e rimase muto, ansando, pallido, coi pugni serrati.

Di tutto questo appassionato scoppio d’ira Ben Hur non ritenne che una vaga impressione di occhi fiammeggianti, di una voce stridula, di una collera troppo intensa per essere espressa con coerenza, a parole. Per la prima volta in otto anni il misero giovane era stato chiamato col suo vero nome. Un uomo almeno lo conosceva e lo riconosceva senza chiedere prove, e questi era un Arabo del deserto!

Come era egli venuto a questa cognizione? La lettera? No. Essa parlava delle crudeltà inflitte alla sua famiglia, narrava la storia delle proprie sofferenze, ma non diceva che egli era la vittima provvidenzialmente sfuggita all’ira Romana. Questo anzi egli avrebbe voluto spiegare allo sceicco dopo terminata la lettura. La gioia e la speranza gli fiorirono in cuore, e con calma forzata domandò:

— «Buon sceicco, dimmi, come venisti in possesso di questa lettera?» —

— «La mia gente custodisce le strade fra le città» — rispose Ilderim bruscamente. — «La tolsero ad un corriere.» —

— «Sanno che quella gente è tua?» —

— «No. Davanti al mondo figurano come predoni, che è mio dovere di prendere ed impiccare.» —

— «Un’altra domanda, sceicco. Tu mi chiamasti figlio di Hur — il nome di mio padre. Io mi credeva sconosciuto da tutti. Come apprendesti il mio nome?» —

Ilderim esitò; poi, rinfrancandosi rispose. — «Io ti conosco, ma non sono libero di dirti altro.» —

— «Qualcheduno ti tiene sotto padronanza?» —

Lo sceicco tacque e fece per andarsene; ma osservando la disillusione di Ben Hur, ritornò indietro, e disse: — «Non parliamone più per ora. Io vado in città; quando ritorno ti parlerò liberamente. Dammi la lettera» — Ilderim ripiegò con cura i papiri e li rimise subito nella loro busta.

— «Che cosa dici» — egli chiese con energia — «della mia proposta? Io ti esposi ciò che farei ne’ tuoi panni, e tu non mi hai ancora risposto.» —


II