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Pagina:Wallace - Ben Hur, 1900.djvu/326

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Il suo portamento era grave, cortese, vigile. La veste era bianchissima come pure il turbante che gli cingeva il capo. Inchinandosi e sorridendo, si avvicinò lentamente al tavolo centrale. Arrivatovi, raccolse con un gesto dignitoso le pieghe della toga, si sedette, e alzò la mano. Lo scintillare di un gioiello sull’anulare, contribuì non poco al silenzio che seguì.

— «Romani — illustri Romani — Vi saluto!» — egli disse.

— «Mi piace la sua disinvoltura, per Giove! Chi è?» — chiese Druso.

— «Un cane d’Israele — Samballat di nome — fornitore dell’esercito; domiciliato in Roma, immensamente ricco; diventato tale defraudando i Romani. Una testa fina, che ti sa tessere trame più sottili di quelle dei ragni. Andiamo, per la zona di Venere! Vediamo se possiamo spillargli denari.» —

Così dicendo. Messala si alzò e con Druso raggiunse la folla che accerchiava l’Ebreo.

— «Ho saputo in istrada» — egli diceva, tirando fuori le sue tavolette e collocandole aperte sopra il tavolo, — «che la disperazione regnava nel palazzo, perchè non si trovava chi accettasse scommesse contro Messala. Gli Dei, sapete, richiedono sacrifici, ed eccomi pronto. Vedete il mio colore. Passiamo agli affari. Prima le quotazioni, poi le somme. A cosa mi date Messala?» —

La sua audacia sembrava sbalordire i suoi ascoltatori.

— «Presto!» — egli disse. — «Ho un appuntamento col Console.» —

Lo stimolo sortì il suo effetto.

— «A due!» — gridò una mezza dozzina di voci.

— «Che?» — esclamò il fornitore, stupito. — «Soltanto a due, un Romano!» —

— «Tre, allora.» —

— «Tre, soltanto tre? — e il mio favorito non è che un cane d’un Ebreo! Datemi quattro.» —

— «Quattro sia!» — esclamò un ragazzo, punto dallo scherno.

— «Cinque — datemi cinque» — disse subito il fornitore.

Un profondo silenzio cadde sopra l’assemblea.

— «Il Console, padrone mio è vostro, mi attende.» —

Il silenzio parve oltraggioso a molti.

— «Datemi cinque — per l’onore di Roma, cinque.» —

— «Cinque sia» — esclamò una voce.