Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/197

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ha preparata la vostra inevitabil rovina, la mia, e quella ancora dell’innocente Matilda!” “Come la nostra rovina!” disse Ippolita stupefatta; “che vuol dir questo?” “Oimè!” soggiunse Isabella, “l’innocenza del vostro cuore v’impedisce di veder l’altrui depravazione... Manfredi... quell’empio”... “Sospendete,” riprese Ippolita, “ed in mia presenza parlate di Manfredi in altra guisa; egli è il mio consorte e signore, onde”... “Non sarà tale per lungo tempo,” riprese Isabella, “se pure dar potrà compimento a’ suoi scellerati disegni”.... “Questo linguaggio straordinario mi sorprende,” replicò Ippolita: “so che il vostro naturale è focoso, ma non siete mai giunta ad un tale eccesso: cosa vi ha fatto Manfredi per il che si possa in voi giustificare la strana maniera di parlarne, come se fosse per divenire un omicida?” “Voi siete troppo credula, virtuosa principessa,” le replicò Isabella, “egli non macchina, per vero dire, attentati contro la vostra vita, ma bensì va indagando i mezzi