Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/205

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tantopiù, non potendosi risolvere a porlo del tutto in oblio. “Voglio andare al monastero,” riprese Ippolita, “per far dire altre messe, onde il cielo ne dia grazia di sottrarci a questa nuova calamità”... “Ah madre mia!” disse Matilda, “volete dunque abbandonarci! pensate forse di ritirarvi in convento, e dare al genitore più agio di effettuare il funesto suo proponimento? Deh no, nol fate!... eccomi a’ piedi vostri... avete forse già risoluto di darmi a Federigo?... lasciatemi venir con voi in monastero”... “Acquietati, figliuola mia,” soggiunse Ippolita, “in breve ritornerò, nè mi separerò più da te, sin che non sappia, esser tale la volontà del cielo, e richiederlo il tuo bene.” “Deh! non mi celate le vostre determinazioni:” replicò Matilda, “io non acconsentirò mai ad isposare il marchese, se pure non mel comandate espressamente... oh Dio!... cosa avverrà di me!”... “E per qual ragione così ti disanimi?” riprese Ippolita; “ti ho pur promesso di tornar quì