Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/29

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Ella troppo ben conosceva il furioso naturale del padre per farsi animo ad altro tentativo; onde, calmatasi un poco dopo il terrore di così inaspettata accoglienza, ritornossene dolente indietro, ed asciugò le lagrime per non dare nuova occasione d’affliggersi ad Ippolita la quale, domandandole con ansiosa premura dello stato di salute di Manfredi, e come tollerasse egli la fatal perdita, venne da Matilda accertata, esser lui in buona salute, e sopportar con animo forte la sua sciagura. “Ma non vuol egli,” disse la dolente Ippolita con fioca voce, “permettermi di vederlo, di pianger seco, e di versare il materno affanno in seno del mio consorte e signore? m’ingannate voi forse, o Matilda? so pure quanto ardentemente amasse Manfredi il suo figlio; e non è per lui questo un troppo duro caso a soffrire? non n’è egli rimasto oppresso?... come! voi non mi rispondete?... oimè! temo il peggio... aiutatemi a levarmi; voglio, sì, voglio ve-