Pagina:Yambo, Ciuffettino.djvu/148

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Me lo merito, lo ripeterò cento volte: me lo merito, ah! sono stato un gran birichino!

— Ma sei pentito davvero? - chiedeva Melampo, soffiando perchè l’acqua non gli entrasse nel naso non ci credo...

— Melampo mio, te lo giuro...

— Eh! per promettere, si promette bene: ma a mantenere...

— Ma io non sono di quelli che promettono e poi non mantengono!

— Davvero?...

— Io sono un ragazzo di nuovo genere. Oh! Melampo! guarda laggiù... laggiù in fondo... ohi, ohi...

— Che cosa c’è?

— C’è il burattinaio... mastro Spellacane... che corre come il vento...

— Lascialo correre: nell’acqua non ci viene...

— Ma perchè correrà tanto?

— Che vuoi che ti dica? Avrà gli stivaloni delle sette leghe...

— Credevo che usassero soltanto nei libri delle Fate.

— Oh! eccoci, finalmente! A dirtela schietta, non ne potevo proprio più!...

Mastro Spellacane, che aveva scorto i fuggitivi, al colmo del furore e pregustando la gioia della vendetta, si lasciò trasportare dallo slancio dei famosi stivaloni delle sette leghe, che gli aveva lasciati in eredità un bisavolo Mago di professione, e cadde in acqua. Il feroce uomo non sapeva nuotare, e gli stivaloni erano pesantissimi. Perciò bevve tant’acqua che ne fece una indigestione, e morì. Triste morte per uno che aveva tanto amato... il vino! Ma meritata: perchè Spellacane era sempre stato un fior di canaglia.

Intanto a furia di annaspare, Melampo era arri-