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5Ma il Ciel, che ’l serba a maggior’opre, guida
A lui per strade ignote il forte Ubaldo,
Che collo scudo adamantino il saldo
Incanto rompe e il neghittoso sgrida.
Lo sgrida, e desta nel feroce petto
10La sopita virtù, che omai non lenta
Dell’amoroso error lascia il ricetto.
Così Ragion lo scudo a me presenta
Ov’io mi specchio, e il cor l’orrido aspetto
Del suo passato amor fugge e paventa.
VI
Contrario affetto il cor m’assale, e stringe,
Che mi punge talor, talor m’affrena:
Affetto di piacer misto, e di pena,
Ch’ora m’avviva, ed ora a morte spinge.
5Al pensier lieto Amor promette, e finge
In dolce servitù vita serena:
Mi dimostra il timor di qual catena
La tiranna dell’alme ogni alma cinge.
Corre il desio dove l’invita un seno:
10Ma un ciglio maestoso impongli il morso,
E nato appena, il mio sperar vien meno.
Ah ch’io son qual destrier, cui prema il dorso
Cavaliere inesperto, e il tenga a freno,
Mentre co’ sproni lo sospinge al corso.
VII
Donde il nuovo colore, e i nuovi canti
Dell’erbe molli, e de’ lascivi augelli,
E ’l gajo mormorar de’ bei ruscelli,
Che parean mesti, e taciturni avanti?
5Donde il lieto belar dell’agne erranti,
E ’l saltellar pe’ capri allegri, e snelli?
Perchè i più crudi, ed ad amor rubelli
Pastor fra noi oggi son fatti amanti?
Donde il dolce spirar della fresch’ora,