Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
85 |
A te, Padre immortal, l’alma s’invìa:
Ma lei ci serba, che a svegliar sì vale
La nostra mente a tanto vol restìa.
FERDINANDO CAMPEGGI.
I
Elpino, esce il leon fuor delle orrende
Sue selve, e a monti e valli intorno gira,
E anelando, e ruggendo il furor spira,
Che in lui, natura, e più la fame accende.
5Trova al fine un destrier, che il pascol prende
Sì lontani dal pastor, che appena il mira:
Tosto l’incalza, e vie più acceso d’ira
L’ugne interna nel dorso, e al suol lo stende.
Spuma egli, ed urla invano, invan percuote
10L’aria co’ calci, e si dibatte, e freme
Ch’ei lo lacera, e squarcia a brano a brano.
Vedi, ’ve libertà trasse l’insano
Destriero. Elpin, quel giogo, ch’or ti preme,
Forse a gran danno tuo date si scuote.
II1
Perchè trarmi, Signor, dal sen materno,
S’esser dovea, qual mi vedesti ingrato?
Di quant’onor per te fora mai stato,
Ch’io mi stessi entro il gran pensiero eterno!
5O perchè almen non far, che a pena entrato
In questa luce io vi restassi scherno
Di morte, e fosse il mio nome celato
Colà tra le più cieche ombre d’Averno?
Che non vedresti a te rivolto l’empio
10Re degli abissi andar dicendo: questi,
Che uscì dalle tue mani, or’è mia preda.
Ma se fia mai, la tua mercè, ch’io veda
Dell’armi sue farsi ruina e scempio,
O quanti avrai d’intorno inni celeste.
- ↑ A Dio