Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
128 |
5Poichè con voce più canora e viva
Celebrato ebbe Pale ed Aristao,
E le grandi opre, che in esilio feo
Il gran figliuol d’Anchise e della Diva:
Dal suo pastore in una quercia ombrosa
10Sacrata pende; e, se la move il vento,
Par che dica superba e disdegnosa:
Non sia chi di toccarmi abbia ardimento;
Che, se non spero aver man sì famosa,
Del gran Titiro mio sol mi contento.
GIO. BATTISTA COTTA.
I
Sovra splendido trono d’adamante
Cinto d’intorno d’orride tenebre
Iddio scendea, e folte nubi e crebre
L’ale stendean sotto l’eterne piante.
5Stringea dell’ire sue l’aureo fumante
Vaso, onde han morte inique turbe ed ebre:
Il vide l’Empio, e in chiuse erme latebre
Fuggì d’alpina balza egro e tremante.
Ma in van; chè Dio con fier tremoto aperse
10L’alta montagna, e in cupo antro profondo
L’Empio, qual fiera in suo covil, scoperse;
E minaccioso sovra il capo immondo
Versò l’ire immortali, e ve ’l sommerse;
Poi chiuse il monte, e ’l seppellì nel fondo.
II1
De’ famosi Avi tuoi gli eccelsi vanti
Qualor ti vidi sfavillare intorno,
Ardevan, più che in sul meriggio il giorno,
I tuoi sereni, ed incliti sembianti.
- ↑ Coronale per la Nascita del Principe di Piemonte.