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Traduz. del preced. Sonetto di Pietro Bonaventura Savini.
Carle, magnanimo Europam qui protegis ense,
Quique procul Scyticas cogis abire minas;
Iam Savi ad ripas dirae cecidere Phalanges;
Procubuitque armis impia Turba tuis.
Ianque Heros cuius fisus virtute triumphas,
Complet totum Asiae caede, metuque solum.
Perge igitur, quae stante Bizanti in littore Turres,
Ecce tibi reserat nam Deus ipse fores.
Hic, ubi Threyciae fulgent insignia Lunae
Chris iadum vindex erige stegna Crucem.
Addetur sic Occiduis Eva coronis
Laurus, digna tuis utraque serta comis.
Nau tibi post tot Avos damni datur ultio, quod iam,
Intulit Ausoniis frater uterque plagi.
VI
Quel, che a Dio fu nel gran principio appresso
Divin Verbo ed eterno, ed era Dio,
Per cui del Nulla dall’abisso uscìo
Quanto il Sol vede, e ’l Ciel chiude in se stesso;
5Quel, che per tante etadi a noi promesso
In tante bocche pria sonar s’udìo,
Del nostro Frale el suo Divin coprìo,
E colle spoglie della colpa anch’esso
Nacque, e primiero entro capanna umìle
10Il celeste mirò volto giocondo
D’immondi bruti abbietta coppia e vile.
Ed a ragion: che sotto il grave pondo
Dell’umana sembianza egra, e servìle
Il conobber le belve, e non il Mondo.
VII
Carlo, quando a ritrar s’accinse Apelle
Del terzo Ciel la finta Dea profana,