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Ed io me tutto entro sue fiamme involto:
Sicch’or grido, Signore, o addoppia il cuore,
O a te mi chiama dal mio Fral disciolto,
O tempra in parte il tuo celeste ardore.
V
Un giorno all’ombra di due querce annose
Quel Dio, ch’in Gnido sua gran Reggia tiene,
Dormìa disteso in sulle molli arene,
E fier destino al guardo mio l’espose;
5Che nel volto di lui fra gigli, e rose
Comparve agli occhi miei l’ingrata Irene;
Ed il mio cuor, delle sofferte pene
Memore ancora, a sospirar si pose.
Tanto bastò per isvegliar l’Arciero,
10Che lieve ha sonno; e tutto sdegno il cuore
D’un stral mi punse: poi volando il fiero
Disse a me volto: Or nel tuo primo ardore
Torna a penar, ch’io vuo’, ch’al Mondo intero
Servi d’esempio a non destare Amore.
BIAGGIO MAIOLI.
Amor s’oltre misura arde il mio cuore,
Abbia la Cruda almen parte del foco,
Che sì m’accende, e spargo in ogni loco
I sospir, che dal seno io mando fuore.
5Nè pure al viver mio s’accorcian l’ore,
Ma come un tanto ardor sia scherzo e giuoco,
Quanto più per pietà la morte, invoco,
Ella più fugge, io provo il suo dolore,
Dunque forz’è, ch’io viva in tai tormenti,
10E chi n’è la cagion, quel cuore altero
Nulla ne sente; e tu, crudel, lo sai.
Lo sai, me lasso!, e barbaro il consenti.
Ah che non sei onnipotente Arciero,
Se per sì duro cuor dardi non hai.