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XXXIV

Sebben pronta in vari modi
     A vestir l’alte tue lodi
     24Di poetico valor:
Dritto vanne ver l’antica
     Tanto a Febo ancor amica
     27Gran Città, che bagna il Pò:
Dove al suon d’amori e d’armi
     Divin Cigno co’ suoi carmi
     30L’aure e l’acque innamorò.
Ivi sol ti posa tanto,
     Ch’ei ti vegga d’un bel pianto
     33Il suo cenere onorar:
E l’avello, onde ancor mille
     Movon delfiche faville,
     36D’un gentil verso segnar.
Ma non tinger di bell’ira
     Il sembiante, su cui spira
     39Vezzo e grazia anco il furor.
Di Torquato il nobil tetto
     Pur là sorge, nè disdetto
     42Per me vienti il fargli onor.
Quelle mura fortunate,
     Se fian sol da te baciate
     45Che bramar potran di più?
Delle cose, che hanno vita,
     E d’Amor senton ferita,
     48A tal ben qual scelta fu?
Pur gl’indugi rompi e togli,
     Nè soverchio a star t’invogli
     51Il piacer che inganna il dì.
L’uno e l’altro Cigno altero
     Ferrea legge di severo
     54Sordo Fato a noi rapì.
Già ti chiama su le chete
     Placid’onde agile abete,
     57Ove Amor nocchier sarà;
E saranvi le tre belle