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XVII


Donna gentil, per voi mi accende il cuore
     Quegli non già, che di fralezza umana
     E d’ozio nacque, e che vien detto Amore
     Da gente sciocca lusinghiera e vana;
5Ma quell’eterno, che di puro ardore
     L’animo infiamma, e d’ogni vizio il sana,
     E lo rinfranca, e dona a lui vigore,
     Per gire al Cielo, e l’erte vie gli spiana.
Ammiro in prima il vostro Bello esterno,
     10Trapasso poscia a vagheggiare ardito
     Di vostr’Alma immortale il pregio interno.
Quindi fattomi scala, e al Ciel salito,
     Volgo il pensiero a contemplar l’eterno,
     Che sol trovasi in Dio, Bene infinito.


XVIII


Chi è costei, che tanto orgoglio mena
     Tinta di rabbia, di dispetto, e d’ira,
     Che la speme in amor dietro si tira,
     E la bella pietà stretta in catena?
5Chi è costei, che di furor sì piena
     Fulmini avventa quando gli occhi gira,
     E ad ogni petto, che per lei sospira,
     Il sangue fa tremar dentro ogni vena?
Chi è costei, che più crudel che Morte,
     10Disprezzando ugualmente Uomini e Dei,
     Muove guerra del Ciel fin sulle porte?
Risponde il crudo Amor: Questa è colei,
     Che per tua dura inevitabil sorte
     Eternamente idolatrar tu dei.


XIX


Gran misfatti commessi aver sapea,
     Scapestrato Fanciullo, il cieco Amore,
     E della Madre a gran ragion temea
     Il provato più volte aspro rigore.
5Gittossi in bando, ed alla strada, e fea
     Con mille altri Amoretti il rubatore;