Pagina:Zecche e monete degli Abruzzi.djvu/124

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chiariti. Parmi che per tal guisa la storia e la numismatica del medio evo si colleghino e si perfezionino a vicenda; e quei piccioli pezzi di metallo coniato, che sfuggirono alla distruzione e rimasero fin qui inosservati, tengano il posto d’irrefragabili documenti, e non d’inutili curiosità ammassate negli stipetti di un ozioso raccoglitore.

Giacomo Cantelmi, i cui posteri fantasticarono nel secolo XVII fosse rampollo dei re di Scozia1, aveva accompagnata la spedizione di Carlo di Angiò in Italia, ed in benemerenza dei servigii resi al signor suo ottenne in feudo, negli anni 1269, le terre di Popoli, di Sora, di Alvito ed altre. Nel 75, mentre Carlo copriva a Roma la dignità senatoria, sappiamo luogotenente nel regno il Cantelmo2. Un costui discendente, pure di nome Giacomo, imputato di fellonia a’ danni del re Ladislao, perdette Sora ed Alvito intorno il 1390; e quattro anni dopo ne vennero investiti i Tomacelli di Napoli, consanguinei di papa Bonifazio IX. Ritolti il 1406 que’ feudi ai nuovi signori, e ridati al Cantelmo, egli li trasmise, quando venne a morte, nei figliuoli Francesco ed Antonio. Defunto il primo senza prole, Antonio testando nel 39 chiamava il secondogenito Onofrio a

  1. I Cantelmi vennero di Marsiglia; nella rivolta di quella città, scoppiata il 1257 contro Carlo di Angiò, R. Cantelmi, fautore del conte di Provenza, subì esiglio e confisca; ma sedata colle armi la ribellione, fra i capitoli che il conte dettò ai marsigliesi, leggiamo: Que les dommages et pertes par eux donnez au seigneur Philippe Ancelin et a ses freres et a R. Cantelmi et autres principauix de la ville ezitez pour avoir tenu le parti, selon qu’ils disoient, de Charles leur souverain seigneur, consistens tant en biens meubles qu’immeubles leur seroient entierement rendus et restituez fidelement. Questi capitoli, con molti altri documenti di somma importanza per la storia del terzodecimo secolo, pubblica il mio amico Camillo Minieri Riccio nella Geneologia di Carlo I di Angiò, Napoli 1857, p. 129. Ignoro se quel R. fosse padre dei fratelli Giacomo e Berteraimo, co’ quali il conte Pompeo Litta fa principiare la genealogia dei Cantelmi. La iniziale R. può interpretarsi Raimondo o Rostaino, nomi che incontriamo nella seconda generazione di quel casato nell’albero datoci dal Litta; il quale, se avesse conosciuto il citato documento, non avrebbe qualificato di semplice avventuriero il capo stipite dei duchi di Sora.
  2. Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, edizione colla data di Palmyra, 1762, T. III, p. 11.