Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/53

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40 pensieri (521-522)

servire di medicina ad errori piú anti-vitali, sebben derivati anche questi in ultima analisi dalla filosofia, cioè dalla corruzione prodotta dall’eccesso dell’incivilimento, il quale non è mai separato dall’eccesso relativo dei lumi, dal quale anzi in gran parte deriva. E infatti la mezza filosofia è la molla di quella poca vita e movimento popolare d’oggidí. Trista molla, perché, sebbene errore, e non perfettamente ragionevole, non ha la sua base nella natura, come gli errori e le molle dell’antica vita o della fanciullesca o selvaggia ec., ma anzi finalmente nella ragione, nel sapere, in credenze o cognizioni non naturali e contrarie alla natura: ed è piuttosto imperfettamente ragionevole e vera, che irragionevole e falsa. E la sua tendenza è parimente alla ragione, e quindi alla morte, alla distruzione e all’inazione. E presto o tardi, ci  (522) deve arrivare, perché tale è l’essenza sua, al contrario degli errori naturali. E l’azione presente non può essere se non effimera e finirà nell’inazione, come per sua natura è sempre finito ogni impulso, ogni cangiamento operato nelle nazioni da principio e sorgente filosofica, cioè da principio di ragione e non di natura inerente sostanzialmente e primordialmente all’uomo. Del resto, la mezza filosofia, non già la perfetta filosofia, cagionava o lasciava sussistere l’amor patrio e le azioni che ne derivano in Catone, in Cicerone, in Tacito, Lucano, Trasea Peto, Elvidio Prisco e negli altri antichi filosofi e patrioti allo stesso tempo. Quali poi fossero gli effetti de’ progressi e perfezionamenti della filosofia presso i romani è ben noto.

Osservate ancora che il movimento e il fervore cagionato oggidí dalla mezza filosofia va perdendo di giorno in giorno necessariamente tanti fautori e promotori ec., quanti si vanno di mano in mano perfezionando nella filosofia coll’esperienza ec. e quanti di semifilosofi divengono o diverranno appoco appoco filosofi (17 gennaio 1821).