Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/161

Da Wikisource.
(1415-1416) pensieri 147

Veniamo adesso ad alcune considerazioni le quali dimostreranno come la semplicità che si tiene per qualità assolutamente bella, varii nel giudizio degli uomini e nella stessa natura, 1o, in quanto semplicità, 2o, in quanto bellezza.

I tempi, costumi, opinioni, climi, razze ec. ec. diversificano il giudizio e il gusto degli uomini intorno alla semplicità niente meno che intorno al bello e al grazioso ec. Ho detto che la letteratura italiana, la piú semplice delle moderne, è universalmente preferita. Nondimeno è certo che i francesi, come eccessivamente civilizzati, differiscono sommariamente dalle altre nazioni nel giudizio di che cosa sia semplice, ed essendo semplice sia naturale, ed essendo naturale sia bella; quantunque si accordino con tutte le nazioni di buon gusto nel giudicare che il semplice e naturale è bello, cioè conveniente. Ai francesi producono l’effetto di somma semplicità, naïveté, (e  (1416) quindi o grazia o bellezza) mille cose che a noi italiani (se conserviamo il gusto italiano, o l’antico) e anche agli altri, paiono o affettate o certo ricercate, artifiziate, studiate; o finalmente assai meno vicine alla natura di quello che paiono ai francesi, e quindi vi sentiamo assai meno grazia e bellezza, o nessuna, o anche bruttezza; ovvero le riponiamo nel numero delle bellezze d’artifizio ec. Esempi, La Fontaine, modello di semplicità per li francesi, Fénelon di grazia, Bossuet di sublimità ec. Ma i francesi tanto lontani dalla natura sono colpiti da quello che n’é piú vicino, benché riguardo al nostro stato ne sia per anche troppo lontano. Viceversa quello che a noi italiani par semplice, naturale, bello, grazioso, ai francesi pare cosí eccessivamente semplice, che non par loro naturale (giudicando, come sempre accade, della natura, dalla condizione in cui essi si trovano), né vi sentono grazia o bellezza, ma viltà, bassezza e deformità. Ed è cosa ordinarissima e frequentissima che la grazia,