Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/190

Da Wikisource.
176 pensieri (1464-1465-1466)

saissimo le nostre idee. Dico materialmente e non già spiritualmente, giacché, per esempio, la distanza del sole alla terra era assai maggiore nella mente umana quando si credeva di poche miglia, né si sapeva quante, di quello che ora che si sa essere di tante precise migliaia di miglia. Cosí la scienza è nemica della grandezza delle idee, benché abbia smisuratamente  (1465) ingrandito le opinioni naturali. Le ha ingrandite come idee chiare, ma una piccolissima idea confusa è sempre maggiore di una grandissima, affatto chiara. L’incertezza se una cosa sia o non sia del tutto, è pur fonte di una grandezza, che vien distrutta dalla certezza che la cosa realmente è. Quanto maggiore era l’idea degli Antipodi, quando il Petrarca diceva forse esistono, di quello che appena fu saputo ch’esistevano. Ciò che dico della scienza, dico dell’esperienza ec. ec. La maggiore, anzi la sola grandezza di cui l’uomo possa confusamente appagarsi, è l’indeterminata, come risulta pure dalla mia teoria del piacere. Quindi l’ignoranza, la quale sola può nascondere i confini delle cose, è la fonte principale delle idee ec. indefinite. Quindi è la maggior sorgente di felicità, e perciò la fanciullezza è l’età piú felice dell’uomo, la piú paga di se stessa, meno soggetta alla noia. L’esperienza mostra necessariamente i confini di molte cose anche all’uomo naturale e insocievole (7 Agosto 1821).


*    Le pazze filosofie degli antichi, la stessa scolastica, lasciando tutto il resto, hanno sommamente e forse principalmente giovato al progresso dello spirito umano, in che? riguardo ai nomi. Le profonde meditazioni, le acutissime sofisticherie, il lambiccarsi il cervello circa le astrazioni, le qualità occulte ed altri sogni, ci hanno dato la denominazione e quindi la fissazione d’idee prime, elementari, secretissime, difficilissime  (1466) a concepire, a definire, ad esprimere, ma tanto necessarie, usuali ec. che senza tali nomi la filosofia non sa-