Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/249

Da Wikisource.
(1563-1564-1565) pensieri 235

i potenti è lo scopo piú o meno degl’individui di ciascuna nazione generalmente parlando. Ed è cosa già mille volte osservata che i potenti imprimono il loro carattere, le loro inclinazioni ec. alle nazioni loro soggette.  (1564) Perché dunque la virtú, l’eroismo, la magnanimità ec. siano praticate generalmente e in grado considerabile da una nazione, bisognando che questo le sia utile, e l’utilità non derivando principalmente che dal potere, bisogna che tutto ciò sia amato ec. da coloro che hanno in mano il potere, e sia quindi un mezzo di far fortuna presso loro, che è quanto dire far fortuna nel mondo.

Ora l’individuo, massime l’individuo potente, non è mai virtuoso. Parlo sí del principe come de’ suoi ministri, i quali in un governo dispotico necessariamente son despoti, gravitano sopra i loro subalterni, e questi sopra i loro ec., essendo questa una conseguenza universale e immancabile del governo dispotico di un solo; cioè che il governo sia composto di tanti despoti, non potendo il dispotismo essere esercitato dal solo monarca, e che l’autorità di ciascuno de’ suoi ministri, mediati o immediati, sia temuta con una specie di spavento, adorata ec. da’ subalterni ec. (come si può vedere nel governo passato di Spagna) ed influisca quindi  (1565) sommamente sulla nazione e determini il suo carattere, essendo dispotica (benché dipendente) padrona del suo bene e del suo male.

L’individuo, dico, o gl’individui potenti, siccome gli altri, non sono né possono essere virtuosi se non a caso, cioè o quando la virtú giovi loro (cosa rara, perché a chi ha in mano le cose altrui giova il servirsene e non l’astenersene ec. ec. ec.), o quando una straordinaria qualità di carattere, di educazione ec., ve li porti, del che vedete quanto sieno frequenti gli esempi nelle storie, massimamente moderne.