Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/26

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12 pensieri (1220-1221)

Né questo sarebbe il solo danno o difficoltà, ma converrebbe che questa nuova nomenclatura diventasse universale, altrimenti, restringendosi a una sola nazione o lingua, ne seguirebbero i danni che ho specificati all’articolo 1o, e le nazioni non s’intenderebbero fra loro nelle idee che denno essere da per tutto egualmente precise e precisamente intese. E se una sola fosse la nazione che in qualunque scienza avesse una nomenclatura diversa dalle altre nazioni, quella nazione, in ordine a quella scienza, sarebbe come fuori del mondo e del secolo, tanto per l’effetto de’ suoi scrittori sugli stranieri, quanto (ch’é peggio) per l’effetto degli scrittori stranieri su di lei.  (1221) Posto poi il caso ch’ella arrivasse a rendere quella nomenclatura universale, ognun vede che siamo da capo colla quistione e che la universalità resterebbe e solo avrebbe fatto passaggio inutilmente (e con danno temporaneo) da una ad altra nomenclatura; ed allora io dico che sarebbe pazzo quello scrittore o quel paese che non vi si volesse uniformare.

La filosofia dunque ha i suoi termini come tutte le altre scienze. E siccome l’odierna filosofia è cosí, 1o, raffinata, 2o, dilatata nelle sue parti e influenze, cosí che si può dire che tutta la vita umana oggi è filosofica o almeno è tutta soggetta alle speculazioni della filosofia; perciò accade che i termini filosofici sieno moltissimi e cadano spessissimo nel discorso familiare e regnino in grandissima parte delle cognizioni, delle discipline, degli scritti presenti. E perché questi termini, come ho detto, sono in gran parte uniformi per tutta Europa, perciò oggi il linguaggio di tutta Europa nelle espressioni delle idee sottili o sottilmente considerate è presso a poco uniforme, anche nella conversazione.

Ed è ben ragionevole che la filosofia, divenuta scienza cosí profonda, sottile, accurata ed appresso a poco uniforme e concorde da per tutto (a differenza