Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/292

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278 pensieri (1633-1634-1635)

meno robusto al piú robusto inesercitato: In parità d’esercizio, chi è nato debole non potrà mai agguagliarsi a chi è nato robusto. Ma se a costui manca affatto l’esercizio, egli, ancorché nato il piú robusto degli uomini, sarà, non solo uguale, ma inferiore al piú debole degli uomini che abbia fatto notabile esercizio. (esempio dei Galli rispetto ai Romani. Vedi il Dionigi del Mai, lib. XIV, c. 17-19 ed altri).  (1634) Dal che segue che l’esercizio, assolutamente parlando, è superiore alla natura e principale cagione della forza corporale. (La natura però avea dato all’uomo essenzialmente l’occasione e la necessità di esercitare il suo corpo. Quindi l’esercizio essendo figlio della natura, lo è anche il vigore e il ben essere che ne deriva. Lasciando che le generazioni de’ forti sono pure naturalmente forti, siccome viceversa, benché ancor qui si possa notare il gran potere dell’esercizio). Applicate queste considerazioni a qualsivoglia facoltà mentale. Similmente ponno applicarsi alle altre facoltà corporali (o sieno radicalmente naturali o del tutto acquisite, ma bisognose di una disposizione naturale) diverse dalla forza (5 settembre 1821).


*   Si potrebbe quasi dire che nell’uomo la sola fisonomia è propriamente bella o brutta. Certo è ch’ella contiene quasi tutto l’ideale della bellezza umana e quasi tutta la differenza essenziale che la nostra mente ritrova e sente fra la bellezza umana, in quanto bellezza, e tutti gli altri generi di bellezza. Un uomo o donna di viso decisamente brutto non può mai parer bello, se non per libidine e stimoli sensuali. Eccetto il caso molto frequente, che coll’assuefazione e col tempo ec. quel viso che v’era parso brutto, vi paia bello o passabile. Viceversa una persona di brutte forme e bel viso potrà parer bella, forse anche non  (1635) potrà mai con pieno sentimento esser chiamata brutta.