Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/32

Da Wikisource.
18 pensieri (1228-1229-1230)

detti termini ec. per puri, cioè propri della sua lingua, come delle altre, ma non già per eleganti. La bella letteratura, e massime la poesia, non hanno che fare colla filosofia sottile, severa ed accurata, avendo per oggetto in bello, ch’é quanto dire il falso, perché il vero, cosí volendo il tristo fato dell’uomo, non fu mai bello. Ora, oggetto della filosofia qualunque, come di tutte le scienze, è il vero: e perciò, dove regna la filosofia, quivi non è vera poesia. La qual cosa  (1229) molti famosi stranieri o non la vedono o adoprano (o si conducono) in modo come non la vedessero o non volessero vederla. E forse anche cosí porta la loro natura fatta piuttosto alle scienze che alle arti ec. Ma la poesia, quanto è piú filosofica, tanto meno è poesia (26 giugno 1821). Vedi p. 1231.


*   Alla p. 1219, marg. La filosofia e le scienze greche passarono ai latini, passarono agli arabi; e portarono nel latino e nell’arabo le loro voci greche. Gli arabi vi aggiunsero alcune cose, e inventarono qualche scienza o parte di scienze; e i nomi arabi, insieme con dette aggiunte e invenzioni, sono diffusi universalmente in Europa. Cosí sempre è accaduto negli antichi, ne’ mezzani, ne’ moderni tempi. La filosofia chinese, per esempio, ha nomenclatura diversa dalla nostra, ed ognun sa quanto ella ne differisca, oltre ch’ella non può in nessun modo chiamarsi scienza esatta né simile all’esatte, come la moderna nostra. Cosí dico delle altre scienze chinesi. Cosí della filosofia degli ebrei, che, avendo altra nomenclatura, ha, rispetto alla nostra, un’idea di originalità, massime in quelle parti dove i loro nomi differiscono da quelli della filosofia latina  (1230) (divenuti poi comuni in Europa ec.), nella qual lingua conosciamo i libri ebraici. Oltre che l’ebraica filosofia è pure inesatta, come ho spiegato di sopra, e quindi tanto meno copiosa ne’ termini, e meno precisa ne’ loro significati ec. ec. ec. (26 giugno 1821).