Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/335

Da Wikisource.
(1704-1705-1706) pensieri 321

le parole derivate dal greco, delle quali abbondano le nostre lingue e massime le nostre nomenclature. Esse, quando siano usuali e quotidiane, come filosofo ec., possono appartenere alla classe che ho notata nel primo luogo, ma non mai a questa seconda. Esse e le altre simili, prese da qualsivoglia lingua e non proprie della nostra rispettiva, saranno sempre, come altrove ho detto, parole tecniche e di significato nudo ec. Similmente le parole moderne, che o si derivano da parole già stanziate nella nostra lingua ma d’etimologia pellegrina, o si derivano da parole anche proprie della lingua, essendo per lo piú, stante la natura del tempo, assai piú lontane dal materiale e sensibile che non sono le antiche e di un carattere piú spirituale, sono quindi ordinariamente termini e non parole, non destando verun’  (1705) immagine concomitante né avendo nulla di vivo ec. Tali sono i termini de’ quali altrove ho detto che abbonda la lingua francese, massime la moderna, e ciò non solo per natura del tempo, ma anche per la natura di essa lingua e del suo carattere e forma.

Certo e notabilissimo si è che tutte le parole di qualunque origine e genere sieno, alle quali noi siamo abituati da fanciulli, ci destano sempre una folla d’idee concomitanti, derivate dalla vivacità delle impressioni che accompagnavano quelle parole in quella età e dalla fecondità dell’immaginazione fanciullesca, i cui effetti e le cui concezioni si legano a dette parole in modo che durano piú o meno vive e numerose, ma per tutta la vita. Quindi è certo che le dette idee concomitanti intorno ad una stessa parola, ed alle menome parti del suo stesso significato, variano secondo gl’individui, e quindi non c’é forse un uomo a cui una parola medesima (dico fra le sopraddette) produca una concezione precisamente  (1706) identica a quella di un altro; come non c’é nazione le cui parole esprimenti il piú identico oggetto non