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(1925-1926-1927) pensieri 445



*    Alla p. 1918. I rettorici sanno bene che tanto dà nobiltà, eleganza, grandezza al discorso il nominar la parte in luogo del  (1926) tutto, quanto il tutto in luogo della parte (cosí dico d’altre simili figure. La specie per il genere, l’individuo o pochi individui per il genere o la specie o la moltitudine ec., il poco per il molto ec.). La parte è inferiore al tutto e il nominarla par che debba impiccolire l’idea. Pure avviene il contrario, perché la locuzione diventa non ordinaria e divisa dal volgo. E il buon effetto di tali figure, che mentre impiccoliscono in fatto ingrandiscono nell’idea, può anche derivare dal contrasto ec. (15 ottobre 1821).


*    La lingua italiana è certo piú atta alle traduzioni che non sarebbe stata la sua madre latina. Fra le lingue ch’io conosco non v’é che la greca alla quale io non ardisca di anteporre la nostra in questo particolare, nel quale però poca esperienza fecero i greci della lor lingua (16 ottobre 1821).


*    È cosa tuttogiorno osservabile come sieno difficili ad estirpare le opinioni e i costumi popolari, (anche i piú falsi, dannosi, vergognosi, derivanti da’ piú sciocchi pregiudizii ec.), come lunghissimi secoli dopo che n’é mancata, per cosí dire, o la ragione o l’utilità ec. esse tuttavia durino o se ne trovino notabili vestigi ec. Eppur la moda cambia le usanze del vestire e di tutto ciò a  (1927) cui essa appartiene, ancorché ottime, utilissime, convenientissime al tempo ec. e le cambia in un punto e universalmente e in modo che brevemente si perde ogni vestigio della usanza passata. Questo principalmente fra i popoli cólti, i quali però non sono quasi meno restii degli altri nel disfarsi di tutto ciò che non è soggetto all’imperio della moda, per cattivo, falso, inutile, dannoso, brutto che possa essere (16 ottobre 1821).