Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/70

Da Wikisource.
56 pensieri (1279-1280)

grecolatina perdé affatto e universalmente il suo primo suono e cangiossi in i, come l’υ presso i greci. Ed è naturale l’affinità scambievole dell’i e dell’u, le piú esili delle nostre vocali. Vedi p. 2152, fine. Infatti il suono della u francese o Lombarda (il Forcellini la chiama bergamasca) partecipa della i come della u. E quegli stessi greci che pronunziavano il loro υ come i francesi la u, lo consideravano come una i piuttosto che come una u, voglio dire come una specie o inflessione ec. della i; giacché nel loro alfabeto lo chiamavano ὑψιλὸν (come noi diciamo pure alla greca ipsilon), cioè υ tenue. Ora questo aggiunto di tenue non gli è dato ad altro oggetto che di distinzione, come l’ε si chiama parimente ἐψιλὸν per distinguerlo dall’ἧτα. Ma i greci non hanno nel loro alfabeto altra u da cui bisognasse distinguere questo υ; bensí hanno un’altra i cioè l’ἰῶτα.

Da hulh dunque pronunziato alla francese, e doppiamente aspirato, ovvero da hilh, fecesi hulf o hilf all’eolica, il che in latino (e in molte altre lingue per la somiglianza delle labiali f e v) pronunziossi, come abbiamo veduto, o da principio  (1280) o col tempo hilv. Anzi il digamma eolico non doveva esser altro che una cosa di mezzo tra f e v ed un’aspirazione che tenea della consonante, e tale divenne pienamente nel seguito (aspirazioni considerate per consonanti formali ne ha pure lo spagnuolo ec). Da hilv i latini, secondo il loro costume, fecero silv. E finalmente come presso i greci l’aspirazione H, perdendosi affatto, passò ad esser lettera e desinenza di ὕλη e cessò di esser carattere radicale, cosí presso i latini la parola silv, raddolcendosi e formandosi la lingua, venne a ricevere la sua vocale terminativa a.

Ecco quanti cangiamenti dové subire la radice hulh o hilh (seppur questa fu la primissima parola) secondo le differenze de’ popoli e de’ tempi, prima ancora di passare dal suo semplice stato di radice a parola derivativa o composta, anzi prima pur di subire alcuna