Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/106

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94 pensieri (2181-2182-2183)



*    La lingua greca rassomiglia certo alla latina (generalmente però e complessivamente parlando) piú che all’italiana, com’è naturale di due sorelle. Ma, sebbene  (2182) di queste due sorelle la sola latina ci è madre, nondimeno l’italiana e la spagnuola somigliano piú alla greca che alla latina. Siccome la lingua francese, benché figlia della latina e sorella delle due sopraddette, somiglia piú all’inglese, che a queste altre ec. ec. (28 novembre 1821).


*    È cosa osservata che non solo le stesse morti provenienti da mali dolorosissimi sogliono esser precedute da una diminuzione di dolore, anzi quasi totale insensibilità, ma che questi sono segni certi e quasi immancabili (io credo certo immancabili) di morte vicina. Laonde tanto è lungi che la morte sia un punto di straordinaria pena o dolore o incomodo qualunque corporale, che anzi gli stessi travagli corporali che la cagionano, per veementi che sieno (e quanto piú sono veementi), cessano affatto all’avvicinarsi di lei; e il momento della morte e quelli che immediatamente la precedono  (2183) sono assolutamente momenti di riposo e di ristoro, tanto piú pieno e profondo quanto maggiori sono le pene che conducono a quel passo. Ciò che dico del travaglio corporale si deve pur necessariamente estendere allo spirituale, perché, quando l’insensibilità del paziente è giunta a segno che lo rende insuscettibile di qualunque dolore corporale, per grandi che sieno le cagioni che dovrebbero produrlo, il che immancabilmente accade in punto di morte, è manifesto che l’anima, essendo quasi fuori de’ sensi, è fuori di se stessa, fuori de’ sensi spirituali, che non operano se non per mezzi corporali, e quindi incapace di pene e di travagli di pensiero. Ed infatti il punto della morte è sempre preceduto dalla perdita della parola e da una totale insensibilità ed incapacità di atten-