Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/182

Da Wikisource.
170 pensieri (2324-2325)

gnuolo (semplice continuativo di assalire e derivato dal suo particicipio al modo di cento mila altri verbi; del resto, proprio anche dell’italiano) non dimostrano essi un’origine comune, cioè un assalire latino che, non trovandosi negli scrittori, non può essere stato che volgare? Vedi il Forcellini e il glossario se hanno nulla. Nello spurgo di voci senza buona autorità il Forcellini porta infatti Adsalio, adorior, aggredior. Adsalitura et Adsaltura, aggressio (2 gennaio 1822).


*    Alla p. 1121, fine. Il verbo periclitari che cosa crediamo noi che sia con quella sua desinenza in tari? Null’altro che un continuativo o frequentativo di periculari, participio periculatus contratto in periclatus (come periculum spessissimo in periclum, e qui con piú ragione per non dire  (2325) duramente periculitari), donde periculitari né piú né meno come da minatus di minari, minitari. Che è? questo periculor è un sogno? 1o, Perché dunque da periculum o periclum s’ha da far di prima mano periclitor e non periclor o periculor, secondo tutte le regole? 2o, Eccovi periculor presso Festo in Catone, che disse Periculatus sum (Forcellini in Periculatus). Ed eccovi appunto questo antichissimo verbo dimenticato nella letteratura latina, vivo e verde ne’ volgari dal volgar latino derivati. Pericolare diciamo noi (e non periclitare, come potevamo ben dire1, ma non può esser oggi parola se non poetica e forse forse): peligrar gli spagnuoli, ed è lo stesso, perché in ispagnuolo periculum s’é fatto peligro. Sempre, ὃ οὐ διαλείπω λέγων, i nostri volgari si trovano piú simili all’antichissimo che all’aureo latino. Vedi il Dufresne in periculare (4 gennaio 1822).


*    Volgus, volpes dicevano gli antichi latini ec. ec. e cento mila altre voci similmente, adoperando l’o in

  1. Abbiamo però anche periclitare. Vedi la Crusca.