Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/228

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216 pensieri (2397-2398)



*    Decia (Montezuma), que no era crueldad ofrecer à sus Dioses unos Prisioneros de Guerra, que venian yà condenados à muerte; no hallando razon, que le hiciesse capaz de que fuessen proximos los enemigos. D. Antonio de Solís, Hist. de la conquista de Mexico, lib. III, capitulo 12, en Madrid, año de 1748, p. 230, col. 2 (25 marzo, dí dell’Annunziazione di M. V. SS., 1822).


*    Il vocabolario della Crusca non ha interi due terzi delle voci o significati e vari usi loro e né pure un decimo dei modi di quegli stessi autori e libri che registra nell’indice. E questi non sono appena una terza o quarta parte di quegli autori e libri italiani de’ buoni secoli che secondo ogni ragione vanno considerati e sono autentici nella lingua, anche nella pura lingua antica. Aggiungeteci ora i libri moderni bene scritti e le voci e modi che usati o non usati ancora da buoni scrittori sono necessarissimi a chi vuole scriver  (2398), com’é dovere, delle cose presenti e a’ presenti o futuri, massime le spettanti alle scienze immateriali o materiali, e che tutti mancano al vocabolario; si può far ragione che questo non contenga piú d’una quarantesima parte della lingua italiana in genere, a dir molto; e non piú d’una trentesima dell’antica in particolare, ossia di quella che s’ha per classica. Del che non si può far carico ai compilatori, se non quanto alle mancanze relative agli autori de’ quali professano d’aver fatto spoglio e formatone il vocabolario. Perché del resto nessuna lingua viva ha, né può avere, un vocabolario che la contenga tutta, massime quanto ai modi, che son sempre, finch’ella vive, all’arbitrio dello scrittore. E ciò tanto piú nell’italiana, per indole sua. La quale molto meno può esser compresa in un vocabolario, quanto ch’ella è piú vasta di tutte le viventi: mentre veggiamo che né pur la greca, ch’é morta,