Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/247

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(2429-2430-2431) pensieri 235

qualsivoglia genere, o propriamente o almeno metaforicamente parlando, è sempre incominciata dalla bocca propria. Se tu fai nel cospetto di quanta gente tu vuoi un’azione o una produzione ec. la piú degna e la piú lodevole che si possa immaginare, t’inganni a partito se credi che, quell’azione ec. essendo manifestissima e manifestissimamente lodevolissima, gli altri debbano aprir la bocca spontaneamente e cominciare essi a dir bene di te. Guardano e tacciono eternamente, se tu non rompi il silenzio e se non hai l’arte o il coraggio d’essere il primo a far questo. Ciò massimamente in questi tempi di perfezionato e purificato egoismo. Chi vuol vivere si scordi della modestia (7 maggio 1822).


*    Che società, che amicizia, che commercio potresti tu avere con un cieco e sordo o egli con te?  (2430) Al quale né coi gesti né colle parole potresti communicare alcuno de’ tuoi sentimenti né egli a te i suoi? e per conseguenza qual comunione di spirito, cioè di vita e di sentimento, potresti aver seco lui? qual sentimento di te penseresti d’aver destato o di poter mai destare nell’animo suo? E nondimeno tu sai pur ch’egli vive, ed oltracciò di vita umana e d’un genere medesimo colla tua; ed egli potrebbe forse in qualche modo darti ad intendere i suoi bisogni e, beneficato esteriormente da te o in altro modo influito, potrebbe aver qualche senso della tua esistenza e formarsi di te qualche idea; anzi è certo che ti considererebbe come suo simile, non ch’egli n’avesse alcuna prova certa, ma appunto per la scarsezza delle sue idee; come fanno i fanciulli, che sempre inclinano a creder tutto animato e simile in qualche modo a loro, non conoscendo né sapendo neppure insufficientemente concepire altra forma d’esistenza che la propria, non ostante ch’essi pur vedano la differenza della figura e delle qualità esteriori. (2431)