Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/132

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(3714-3715-3716) pensieri 127

e senza passione, non si dà in esso animo, come non si dava in natura secondo gli antichi. La noia è come l’aria quaggiú, la quale riempie tutti gli intervalli degli altri oggetti, e corre subito a stare là donde questi si partono, se altri oggetti non gli rimpiazzano. O vogliamo dire che il vuoto stesso dell’animo umano, e l’indifferenza e la mancanza d’ogni passione, è noia, la qual è pur passione. Or che vuol dire che il vivente, sempre che non gode né soffre, non può fare che non s’annoi? Vuol dire ch’e’ non può mai fare ch’e’ non desideri la felicità, cioè il piacere e il godimento. Questo  (3715) desiderio, quando e’ non è né soddisfatto, né dirittamente contrariato dall’opposto del godimento, è noia. La noia è il desiderio della felicità, lasciato, per cosí dir, puro. Questo desiderio è passione. Quindi l’animo del vivente non può mai veramente essere senza passione. Questa passione, quando ella si trova sola, quando altra attualmente non occupa l’animo, è quello che noi chiamiamo noia. La quale è una prova della perpetua continuità di quella passione. Che se ciò non fosse, ella non esisterebbe affatto, non ch’ella si trovasse sempre ove l’altre mancano (17 ottobre 1823). Vedi p. 3879.


*    Alla p. 3700, margine. Che la desinenza ui nel perfetto della seconda sia stata introdotta nel modo che abbiam detto, mostrasi ancora col considerarla in alcuni verbi della prima. Della quale niuno dubita che il perfetto regolare e proprio non sia quello in avi. Ma pur parecchi suoi verbi l’hanno in ui: domui, secui, vetui, necui, crepui ec. co’ loro composti enecui, perdomui ec.1) Or da che è venuta questa anomalia? Dalla stessa cagione che l’ha introdotta ne’ verbi della seconda,  (3716) nella quale ella, per esser piú comune assai che nella prima, e piú comune

  1. Puoi vedere p. 2814-5. e 3570.