Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/250

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(3864-3865) pensieri 245

rocché tra gli antichi, dove e quando piú, dove e quando meno, ηὐδοκίμει la singolarità dell’opere, delle maniere, de’ costumi, de’ caratteri, degl’istituti delle persone, e quindi eziandio quella del lor favellare e scrivere. La nazion francese, che di tutte l’altre, sí antiche sí moderne, è quella che meno approva, ammette e comporta, anzi che piú riprende ed odia e rigetta e vieta, non pur la singolarità, ma la nonconformità dell’operare e del conversare nella vita civile, de’ caratteri delle persone ec.; la nazion francese, dico, lasciando le altre cose a ciò appartenenti, della sua lingua e del suo stile; manca affatto di lingua poetica, e non può per sua natura averne, perocché ella deve naturalmente inimicare e odiare, ed odia infatti, come la singolarità delle azioni ec., cosí la singolarità del favellare e scrivere. Ora il parlar poetico è per sua natura diverso dal parlare ordinario. Dunque esso ripugna per sua natura alla natura della società e della nazione francese. E di fatti la lingua francese è incapace, non solo di quel peregrino che nasce dall’uso di voci, modi, significati tratti da altre lingue,  (3865) o dalla sua medesima antichità, anche pochissimo remota, ma eziandio di quel peregrino e quindi di quella eleganza che nasce dall’uso non delle voci e frasi sue moderne e comuni, cioè di metafore non trite, di figure, sia di sentenza, sia massimamente di dizione, di ardiri di ogni sorta, anche di quelli che non pur nelle lingue antiche, ma in altre moderne, come per esempio nell’italiana, sarebbero rispettivamente de’ piú leggeri, de’ piú comuni, e talvolta neppure ardiri. Questa incapacità si attribuisce alla lingua; ella in verità è della lingua, ma è ancora della nazione, e non per altro è in quella, se non perch’ella è in questa. Al contrario la nazion tedesca, che da una parte per la sua divisione e costituzion politica, dall’altra pel carattere naturale de’ suoi individui, pe’ lor costumi, usi ec., per lo