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zola

voltare con le dita livide le pietre del lastrico per vedere se mai ci trovasse sotto denari.

Il giorno dopo dové invece sorridere e far la sua parte di ragazza ben vestita. Vennero nella sezione delle clienti conosciute, e la signora Aurelia la chiamò piú volte per gittarle sulle spalle i mantelli perché ne facesse risaltare la foggia nuova ed elegante. E mentre doveva star dritta con le grazie imposte dal figurino della moda, pensava ai quaranta franchi della pensione di Beppino che aveva promesso di pagare in serata. Per un altro mese avrebbe fatto a meno degli stivaletti; ma anche aggiungendo ai trenta franchi, che le erano rimasti, quei quattro messi da parte a soldo a soldo, dove avrebbe mai trovato gli altri sei, dei quali aveva bisogno? In quell’angoscia le veniva meno il cuore.

— Guardino, — diceva la signora Aurelia — le spalle sono libere. È elegantissimo e comodissimo. La signorina può perfino incrociare le braccia.

— Sicuro — ripeteva Dionisia, che aveva sulle labbra il sorriso d’obbligo. — Non si sente nemmeno addosso... Signora, lo prenda e se ne troverà bene.

E intanto si rimproverava d’essere andata la domenica innanzi a prendere Beppino dalla signora Gras per portarlo alla passeggiata dei Campi Elisi. Quel povero bambino usciva tanto di rado con lei! Ma gli aveva dovuto comprare le chicche ed una vanghina, e poi menarlo a vedere pulcinella: e cosí aveva speso un franco e quarantacinque. Gianni non ci pensava dunque punto, al fratellino, quando ne faceva delle sue? E tutto ricascava sulle spalle di lei.

— Se non piace alla signora... — ripigliava


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