Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/214

Da Wikisource.

zola

Ma, ve ne prego, non mi parlate piú in quel modo. Ciò che volete voi, è impossibile. Oh! voi siete un giovane a modo, ed io voglio essere vostra amica, ma nulla di piú... Avete capito? Vostra amica!

Il Deloche tremava tutto. Fece qualche passo senza aprir bocca, poi balbettò:

— Ma, dunque, non mi volete bene, voi?

E accorgendosi ch’essa non gli rispondeva per risparmiargli il dolore d’un no brutale, riprese con voce dolce e piena di pianto:

— Me lo dovevo aspettare; me l’aspettavo... Non ne ho mai azzeccata una, io; lo so che non sarò mai felice. In casa mia mi picchiavano; a Parigi me n’hanno sempre fatte di tutte. Vedete: quando uno non è capace di rubare le amanti agli altri, ed è tanto bestia da non riescire a guadagnare quanto loro, dovrebbe andare subito in un cantuccio a crepare lí solo solo... Non abbiate paura, non vi tormenterò piú. Ma quanto poi a volervi bene, non me lo potete impedire. Vi amerò tacendo, come un cane... Eccola qui la mia sorte: per me in questo mondo non c’è mai nulla!

E anche lui diè in uno scoppio di pianto. Dionisia prese a confortarlo; e nella loro commozione seppero ch’erano delle stesse parti; lei di Valognes, lui di Briquebec, dieci chilometri piú in là. Anche quella fu una ragione d’essere amici. Il babbo di lui, che faceva l’usciere, povero in canna e roso dalla gelosia, lo picchiava dandogli del bastardo, arrabbiato per quella sua persona lunga e pallida e per quei capelli di canapa, che, diceva, non erano roba di casa. Di discorso in discorso, giunsero a parlare dei grandi prati con attorno siepi vive, dei sentieri che


212