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zola

le mercerie, ai guanti, dové scavalcare un altro garzone, e si credé in salvo soltanto quando alla fine trovò la scala. Ma quando fu in cima, davanti alla sua sezione, fu assalita da un tremito nel vedere una lanterna che camminava oscillando: era una ronda; due pompieri, a mano a mano che andavano innanzi, segnavano il loro passaggio sui quadranti degli indicatori. Rimase un istante senza capirci nulla; e li vide tirar di lungo dagli scialli alla mobilia e poi alla biancheria fine: spaventata da quel loro giro, dallo stridere della chiave, e dagli sportelli metallici che facevano un rumore sinistro. Quando furono vicini, si rifugiò in fondo alla sala delle trine; ma un chi va là improvviso la fece subito scappare, e correre fino all’uscio di comunicazione. Aveva riconosciuta la voce del Deloche che stava la notte nella sua sezione in una branda che si preparava da sé tutte le sere. Egli ancora non dormiva, rivivendo ad occhi aperti le dolci ore della serata.

— Come! siete voi, signorina? — disse il Mouret che Dionisia si trovò davanti, sulla scala, con un lumicino da tasca in mano.

Balbettò qualche parola, volle spiegare che era andata nella sezione a cercarvi della roba. Ma il Mouret non era arrabbiato, e la guardava con un aspetto paterno insieme e curioso.

— Avete avuto un permesso per il teatro?

— Sí, signore.

— Vi siete divertita?... A che teatro siete stata?

— Sono andata in campagna.

L’altro non poté a meno di sorridere. Poi ridimandò calcando sulla parola:

— Sola?


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