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zola

forse essere ricompensato. Son parecchie che se lo tengono caro.

Il Jouve aveva tirato di lungo fingendo di non vederle; e lo sentirono che piombava addosso a un disgraziato nella sezione delle trine, perché se ne stava a guardare un cavallo cascato in Via Nuova Sant’Agostino.

— A proposito riprese Paolina; — non cercavate il Robineau ieri sera? credo che sia tornato.

Dionisia si ritenne salva:

— Grazie: allora faccio il giro e passo dalle sete... Tanto, m’hanno mandata al laboratorio, lassú, per un certo spillone...

Si separarono; e la giovinetta, sconvolta come se corresse da una cassa all’altra a correggere uno sbaglio fatto, infilò la scala e scese alle sete. Mancava un quarto alle dieci; era sonata già la campanella per la prima tavolata. Un sole ardente scaldava i cristalli, e, nonostante le tende di tela grigia, il calore cadeva nell’aria immobile. Di tanto in tanto un alito fresco saliva dal pavimento che i garzoni inaffiavano d’un sottil filo d’acqua. Era una sonnolenza, una siesta d’estate, nel vuoto delle sezioni, simili a cappelle, dopo l’ultima messa, quando l’ombra vi si affolta sonnacchiosa. I venditori stavan dritti, insonnoliti, e qualche rara cliente passava per le gallerie e traversava la sala col passo strascicato delle donne cui il sole dà noia.

Mentre Dionisia scendeva, il Favier stava misurando una stoffa di seta leggiera, a pois rosa, per la signora Boutarel, arrivata la mattina innanzi. Fin dai primi del mese, le provincie qualcosa mandavano; non si vedevano che signore goffamente vestite, scialli gialli, sottane verdi.


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