Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/263

Da Wikisource.

il paradiso delle signore

sava un’orribile nottata, nell’angoscia che le dava il pensiero del domani.

Altre paure l’assalivano. Le due signore del primo piano ricevevano visite anche a ora tardissima; e qualche volta uno sbagliava e veniva a picchiare e ripicchiare al suo uscio. Il Bourras le aveva detto, con tutta pace, di non rispondere; e lei ficcava la testa sotto il guanciale per non sentite le bestemmie. Inoltre il fornaio, che stava accanto di camera, aveva voluto divertirsi un po’: non tornava a casa che la mattina, e stava attento a guardarla quando ella andava a pigliar l’acqua; faceva perfino dei buchi nella parete e la stava spiando mentre si lavava. Cosí era obbligata ad attaccare al muro quanta roba aveva. Ma soffriva anche di piú per le importunità della strada, per la continua persecuzione di quelli che passavano.

Non poteva andar giú a comprare una candela, su quei marciapiedi motosi dove si aggirava tutta la corruzione dei vecchi quartieri, senza che si sentisse dietro un alito ardente, il crudo linguaggio della concupiscenza; e gli uomini, incoraggiati dal sordido aspetto della casa, le tenevano dietro sino in fondo all’andito. Ma perché non aveva un amante? Tutti se ne meravigliavano, pareva a tutti una cosa ridicola; un giorno o l’altro tanto ci doveva cascare anche lei. Dionisia stessa non avrebbe potuto spiegare perché si ostinasse a resistere, sotto la minaccia della fame, e cosí turbata dai desideri che ardevano intorno a lei.

Una sera che non aveva nemmeno un po’ di pane per la pappa di Beppino, un signore decorato le si era messo dietro. Presso all’andito fu villanamente audace, ed essa con un impeto di


261